sábado, 23 de febrero de 2008

Giuliano Bartolozzi

Spazio Zero

Caracas

Dagli inizi della sua carriera, Giuliano Bartolozzi (Italia, 1947) si e’ interessato alla fotografia per ideare modi di rappresentazione que gli permettessero di esprimere il reale e l’immagnario. Le sue ricerche sull’Arte lo portano a interrogarsi sull’utilizzazione di questa tecnica, per trasformare la sua applicazione in modo ampio che ammette l’utilizzo di diversi mezzi e supporti. il suo processo creativo parte da una selezione di immagini – fotografate, disegnate, stampate o impresse – che poi mescola per creare sorprendenti ibridi che arricchiscono notevolmente il discorso pittorico. La sua tematica si ispira al mondo vegetale; cosi’, descrive la flora tropicale attraverso dei suoi componenti basilari: fiori, frutti, spighe, rami, alberi e arbusti, i quali conformano i motivi delle sue indagini artistiche. Le forme emergono dal piano per convertirsi in un alto e basso rilievo; a sua volta, lo spazio penetra il formato, lo frattura, lo espande, liberando la composizione dai suoi limiti convenzionali. In questo modo, ritaglia, organizza, struttura, spezzetta y sovrappone immagini che si traducono in una visione poetica del suo mondo naturale. “In poche parole – afferma l’artista – lascio che la realta’ mi suggerisca una forma astratta in cui sviluppare la mia tematica di sempre: la materia e le sue possibilita’. Dunque, tale realta’ mi stimola razionalmente y emozionalmente a incontrare un ICONO (come, in questo caso, il fiore) e utilizzarlo come elemento simbolico...”. Questa e’ la base che orienta la sua ricerca, virtualmente plasmata nella sua recente esposizione fatta nella Galleria Spazio Zero, dal 17 maggio al 17 giugno 2007. La mostra ha raggruppato un insieme di opere che vanno dal disegno alla pittura e alla installazione, tecniche che esegue mediante la combinazione di prodotti industriali che accentuano tanto l’aspetto materiale come quello immateriale. Bartolozzi accentua i suoi manufatti puri ed elementari, che producono una sintesi visiva e concettuale che evita le sofisticatezze intellettuali. Con un meticoloso lavoro, questo creatore manipola il visibile e l’invisibile fino ad ottenere un risultato sottile e delicato, pero’ radicale e contundente nei suoi propositi. Da tale punto di vista, i suoi propositi sono quelli di evidenziare la curvatura delle forme, la organicita’ delle figure, il ritmo che causa la ripetizione di un’immagine, i contrasti che nascono dal confrontare pieni e vuoti, chiari e oscuri. Nell’opera intitolata Valencia, un’installazione costituita da un unico elemento che si ripete costantemente, l’artista allude alla forma di una foglia di albero realizzata in acrilico trasparente, collocata in maniera ordinata e simmetrica sulla superficie del muro. Con questo stesso motivo realizza combinazioni in cartone, carta e acrilico, in una successione di tendine appese, con le quali ottiene alternative visive che passano dal positivo al negativo, dal grezzo al fine. Questo stesso principio lo applica al piano tridimensionale, materializzando sulla tela forme monocrome che riempiono il formato, come possiamo apprezzare in Sudario e Calco A e Calco B.

Le basi di questa esposizione vanno rivolte a movimenti, generi e tendenze provenienti dalla tradizione pittorica occidentale, sia per l’uso di materiale utilizzati nell’arte povera che per la ricreazione di tematiche celebri, come nel caso della Olimpia di Manet, dalla quale ha origine il titolo di questa esposizione ed il nome dell’opera che protagonizza la mostra. Si tratta di una scultura-installazione costruita con pezzi di filo metallico, carta, plastica e tela, tra l’altro, disposti a formare una gigantesca rosa. La messa in scena propizia una lettura teatrale, in quanto l’opera si esibisce sola in una sala a parte illuminata con luce focale che risalta le testure e particolarita’ della sua struttura. L’opera appoggia su due grossi cuscini bianchi, la cui disposizione ci ricorda il nudo allungato che dipinse Manet nel 1863 per il Salone dei Respinti a Parigi. L’Olimpia di Bartolozzi si evidenzia sobria e maestosa, in mezzo al recinto architettonico che la limita, e provoca in noi associazioni che rimandano a significati archetipici vincolati all’amore ed alla bellezza femminile. Con la realizzazione di questa composizione l’artista ha potuto sublimare l’emozione che le causo’ la contemplazione del controverso nudo di Manet, che segno’, per molto tempo, la sua sensibilita’ come artista. “ L’Olimpia – confessa l’autore – mi evoco’ piulsioni sensuali che prima non avevo avvertito nella mia opera e che forma parte della mia vita. Vidi questa donna come un fiore e trasformai la sua realta’...”.

Gladis Yunes Yunes

libera trad. dallo spagnolo di G.Bartolozzi

Rivista “Art Nexus” # 67 Dic-Feb 2008.

Cronache pag. 159-160.

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